Riceve pure la visita di un parroco con un crocifisso in dono, Rosario Crocetta, durante la conferenza stampa in cui si toccano tutti i temi principali di una settimana di lavori parlamentari: ma lui ci tiene a precisare che all’Ars una croce ce l’hanno già e che “di benedizioni non ne abbiamo bisogno”. E a chi gli suggerisce che molto probabilmente la battaglia per l’abolizione delle province non si sarebbe potuta realizzare senza “la benedizione”, appunto, del Movimento 5 stelle, il presidente della Regione quasi si indispone e sottolinea che la conta dei voti mostra chiaramente come l’emendamento sarebbe passato anche senza l’appoggio dei grillini, con la solo forza di maggioranza.
Si entra dunque subito nello specifico del maxi-emendamento, ufficialmente approvato nella seduta di mercoledì 20 alle ore 16: «Prevediamo l’istituzione di 12 consorzi tra cui quella dell’area di Marsala, quella di Caltagirone, e l’area del Golfo. Nessuna sarà approvata se non raggiungerà i 150 mila abitanti. Poi ci sono alcune situazioni come le zone dei Peloritani, dei Nebrodi o dei 108 comuni del messinese, che hanno problematiche diverse: la legge indicherà specificità sociali e geografiche a cui bisognerà attenersi per autorizzare i consorzi. Quelle che ad oggi sono le comunità montane riunite sotto i “Parchi” erano artifici per riconoscere autonomie che però finivano per rappresentare soltanto elementi di moltiplicazioni della spesa e non di riduzione. Adesso sarà diverso».
Quanto alle cariche, che andranno a sostituire quelle che decadranno già a partire da maggio, il presidente specifica che i vertici dei nuovi consorzi creati saranno decisi dall’assemblea dei sindaci, e saranno rivestite proprio i sindaci, scelti con un voto che avrà un valore ponderato in base agli abitanti. Le cariche elette non percepiranno gettone, nè indennità, così come la Giunta. Le uniche spese rimborsate saranno quelle trasferta. I presidenti del consorzio cambieranno ogni 2 anni e mezzo e non percepiranno nulla rispetto alla carica di sindaco.
La parola passa all’Assessore all’Agricoltura Dario Cartabellotta per tracciare l’intenzione di un nuovo importante cambiamento che investirà la categoria dei forestali siciliani. Le premesse del discorso parlano chiaro: «Non parleremo più di forestali, perchè le foreste son in Amazzonia, mentre in Sicilia esistono solo boschi». Che fine faranno? Il riordino del sistema forestale farà si che i lavoratori vengano utilizzati in più settori, dagli interventi manutenzioni del territorio, al dissesto idrogeologico, viabilità, potatura, verde pubblico urbano e cimiteriale. Usciranno dal demanio forestale in modo da puntare all’unificazione delle attività.
E oltre che dei nuovi provvedimenti in arrivo, Crocetta parla anche delle altre idee a cui si sta lavorando: «Il pacchetto tzunami dice che i forestali possono essere usati solo nella forestazione ma questo è sbagliato, serve mobilità in modo che la forestazione non sia solo decorativa ma costruttiva». Da qui la soluzione del governatore siciliano, che suggerisce di impegnarli nella produzione di legname da vendita per la Regione, in modo che il loro lavoro diventi produttivo. «La sicilia potrebbe ad esempio produrre canne da esportazione, – e aggiunge impietoso- Così, se fino ad oggi per pagare i forestali serviva un mutuo, da quest’anno si guadagneranno lo stipendio da soli».
Altro tema connesso è la valorizzazione delle aree protette: «da Vendicari all’Etna passando per Ficuzza, ci sono posti che hanno una potenzialità turistica che va messa a sistema per valorizzare il turismo ambientale – continua Cartabellotta – Il demanio abbandonato o requisito potrebbe andare alle onlus in modo da promuovere ad esempio la fattoria sociale che con le sue funzioni terapeutiche e didattiche danno la possibilità di utilizzare la campagna per combattere la povertà». A queste idee si aggiungono poi i provvedimenti, già approvati in Giunta, riguardano il credito per agricoltura e pesca con garanzie per i giovani che non dovranno più essere garantiti dai genitori e la riunificazione degli strumenti di credito gestiti da Irfes. Quanto ai prodotti agricoli siciliani è in arrivo il marchio “Born in Sicily”, nato in Sicilia: «Con il marchio “Made in Sicily – dice Caltabellotta – a volte si è prodotta la pasta italiana col grano duro che viene dall’Ungheria. Da qui la necessità di un marchio che testimoni, non la produzione, ma la “nascita” in Sicilia. Dopotutto – aggiunge – pure il Papa, che è argentino, ha detto che in sicilia si magia bene. Ecco perchè i prodotti vanno valorizzati.»
Infine, si tocca l’unica nota dolente tra le recenti vittorie del governo: lo bocciatura, da parte della commissione Sanità all’Ars, del provvedimento sul rincaro del ticket sanitario: «Quello che non si è compreso – dice Crocetta è che quell’aumento riguardava i ticket era per i redditi sopra i 100mila euro, che si sarebbero ritrovati a pagare un massimo 50 euro. Questo permetterebbe di esonerare chi non può permettersi nemmeno una cura specialistica. È un ticket dal peso irrilevante per una classe agiata. Chi può, deve contribuire a migliorare servizi, perchè con quel provvedimento si sarebbero ricavati 10 milioni di euro per fare solidarietà. Era necessario motivare la scelta alla gente e chiedere un senso di responsabilità collettiva». E conclude con una nota polemica: «Ci sono bel altri problemi nella sanità: le spese sono eccessive, mantenere le strutture ospedaliere e i presidi costa tantissimo e poi ci sono le Asp, che sono terra di nessuno, dove le gare di appalto sono truccate: si fanno indicando il codice di un articolo, che non si riferisce ad un generico materiale, ma ad un preciso prodotto fornito da una sola ditta. Questi sono i veri ambiti dove intervenire»